L’uso delle sostanze come ricerca immediata del piacere è un fenomeno ormai vecchio e consolidato. Diverse sono però oggi, non soltanto la tipologia di sostanze, ma anche quella degli assuntori, così come l’intero scenario delle dipendenze patologiche, che si presenta come eterogeneo e complesso.
La crisi economica è stata accompagnata da una sul piano dei valori, indebolendo il senso di comunità, il tessuto sociale e, soprattutto, le risorse psicologiche individuali; ciò ha portato le persone a riconoscere, come soluzioni ai problemi, rimedi “esterni” che si rivelano più dannosi delle cause originarie.
In una società che tollera sempre meno la sofferenza e il dolore si è alla costante ricerca di anestetici, di antidolorifici o viceversa di tutto ciò che amplifichi sensazioni positive anche fugaci, temporanee. Le sostanze maggiormente utilizzate oggi appaiono infatti più la cocaina, gli psicofarmaci, l’alcool e le droghe sintetiche, soprattutto tra gli adolescenti.
A differenza del passato, quando la sostanza assumeva una funzione di rottura e di trasgressione e rappresentava per l’adolescente un rito di passaggio all’età adulta, nella società attuale tutte queste funzioni psichiche sono venute meno. Gli adolescenti appaiono più fragili, disorientati, perché nella nostra società tutto si può fare; è venuto meno il “limite” posto dall’adulto e il conseguente senso di colpa.
I sentimenti spesso vissuti dai più giovani sono la vergogna, il senso d’impotenza, d’inadeguatezza, l’impossibilità di risolvere i propri problemi; a tutto ciò si fugge attraverso il ricorso ad una “consolazione esterna”, che rispecchia, evidentemente, l’incapacità di trovare risorse interne per provare un genuino piacere privo di surrogati. Potremmo dire che un tempo i nostri ragazzi sentivano le regole della società come costrittive rispetto al loro bisogno di libertà d’espressione.
Oggi, invece, le avvertono come standard di prestazioni ai quali si avvicinano con ansia ed insicurezza.
L’oggetto “consolatorio”, ha inizialmente una valenza autoterapeutica (allevia il dolore e/o procura piacere), ma l’assunzione continuata nel tempo trasforma l’uso saltuario e misurato in una vera e propria dipendenza. Questa trasformazione è connessa con i meccanismi fisiologici e psicologici che si attivano a livello organico e psichico.
È possibile distinguere la dipendenza fisica dovuta agli effetti delle alterazioni neurobiologiche e una dipendenza psichica dovuta all’alterazione dello stato psichico e comportamentale.
A livello fisiologico l’assunzione di sostanze determina gradualmente diversi fenomeni:
- craving, desiderio irrefrenabile di assumere la sostanza, nonostante la consapevolezza degli effetti nocivi della stessa
- tolleranza, la necessità di assumere quantitativi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto
- astinenza, il malessere fisico dovuto alla non assunzione della sostanza. vergogna, il senso d’impotenza, d’inadeguatezza, l’impossibilità di risolvere i propri problemi
A livello psichico e comportamentale la sostanza assume gradualmente sempre più un ruolo centrale nella vita del soggetto dipendente fino a diventare, nei casi più gravi, il perno della prova vita, condizionando il funzionamento sociale e lavorativo, e impegnando il soggetto nella maggior parte del tempo.
Di conseguenza, anche se la persona dipendente è consapevole delle conseguenze negative del comportamento dipendente, non riuscirà più a controllarlo e sentirà di doverlo mettere in atto anche contro la sua volontà (compulsività). Tutto questo per placare la sensazione di ansia, irritabilità, irrequietezza che precedono la messa in atto del comportamento dipendente, alimentando però un circolo di senso di colpa e malessere ulteriori.
L’elenco delle sostanze di cui si può fare abuso fino a diventare dipendenti è veramente lungo: alcool, eroina, hashish, allucinogeni (LSD, MDMA, PCP, Ketamina), cocaina e in generale tutte le droghe chimiche, cosiddette “nuove droghe”, che in realtà sono già presenti sul mercato ormai da decenni. I danni sul sistema nervoso variano a seconda del tipo di sostanza, dal quantitativo e dal tempo di utilizzo e possono produrre perfino danni ad un livello psichiatrico di tipo permanente.
Oltre a quelle da sostanze, assistiamo anche al dilagare di forme di dipendenze molto varie, che non si fondano sull’assunzione di sostanze, ma su comportamenti e oggetti sempre più comuni e pervasivi nella nostra civiltà dei consumi. L’acquisto compulsivo, la dipendenza da lavoro, da gioco d’azzardo, da internet e da realtà virtuali, le dipendenze sessuali, costituiscono una costellazione letteralmente esplosa negli ultimi anni e si manifestano con i medesimi fenomeni e meccanismi biochimici su citati.
Provando ad approfondire gli aspetti comuni a tali emergenze, colpisce l’insofferenza per il limite e la frenesia del consumo.
Una chiave d’accesso importante, sia alle dipendenza “da sostanza” sia “senza sostanza”, può essere intravista nella dimensione della compulsività. Infatti, la compulsione appare come la manifestazione disperata di un’incolmabile mancanza, che chiede una risposta, un limite, un’esperienza che restituisca alla persona un significato stabile di sé in relazione al mondo, e non una soddisfazione fugace, ossia un’insoddisfazione.
Il percorso terapeutico deve fondamentalmente tenere in considerazione il bisogno irrinunciabile per l’individuo di costruire una propria identità e un proprio senso nel mondo.
Oltre agli effetti di tipo organico, le conseguenze su un piano sociale e familiare sono altrettanto devastanti. Se infatti il soggetto dipendente spesso è restio ad intraprendere un percorso psicoterapico per affrontare la propria dipendenza, sono i familiari ad avere bisogno di aiuto psicologico. La famiglia, infatti, si trova a fronteggiare con senso d’impotenza il problema, non riuscendo a trovare percorsi adeguati e definitivi. Per tale motivo il supporto psicologico alla famiglia viene offerto dal centro clinico per poter individuare il percorso di cura più efficace o per riuscire a gestire questa problematica in modo più funzionale.
La complessità della dipendenza da sostanze necessita di un approccio complesso e gruppale e tiene conto delle risorse personali, sociali e familiari del soggetto.
Il centro clinico ha creato una rete con enti e strutture presenti sul territorio e con altre figure professionali, in un’ottica di multidisciplinarità.